Informazioni sul Cansiglio

1. Il Cansiglio

Il Cansiglio, altopiano delle Prealpi Carniche posto a cavallo delle province di Belluno, Treviso e Pordenone, sovrasta con le pendici esterne a sud e a est la pianura veneto-friulana, mentre a nord è delimitato dalla regione dell’Alpago e a nord est dal gruppo montuoso del Cavallo; infine, ad ovest, la Val Lapisina lo separa dal Col Visentin.

Dalla caratteristica forma a catino, è costituito nella sua parte centrale da tre depressioni: Pian Cansiglio, Valmenera e Cornesega, dove si raggiunge la quota più bassa (898 m). I rilievi circostanti hanno un’altezza attorno ai 1300 m, tranne ad ovest e a sud ovest, in corrispondenza del M. Millifret (1577 m) e del M. Pizzoc (1565 m); ad est con il M. Croseraz si raggiungono i 1694 m. I principali solchi vallivi, dai quali si accede alla conca, sono quelli di Campon (1050 m) a nord e quello della Crosetta (1118 m) a sud.

Il clima è temperato freddo con estati fresche. L’aria fredda che scende dai versanti interni ristagna nella conca dando origine al caratteristico fenomeno dell’inversione termica: la temperatura diminuisce procedendo dai rilievi circostanti alle zone centrali più basse. Gli estremi termici sono compresi, pur se in condizioni eccezionali, tra i +30° e i –30° C.

2. La flora

Il visitatore che arriva per la prima volta in Cansiglio rimane colpito dalla bellezza della sua foresta, fortemente caratterizzata dalla presenza di faggi (Fagus sylvatica) spesso molto alti e dai fusti colonnari.

Sotto le fronde, nel sottobosco, crescono specie che tollerano l’ombra: le felci, l’anemone dei boschi (Anemone nemorosa), l’elleboro verde (Helleborus viridis), l’acetosella (Oxalis acetosella).

La faggeta varia in splendidi colori con il mutare delle stagioni e risente, come tutta la vegetazione della conca, dell’inversione termica: di conseguenza la troviamo distribuita in prevalenza sui rilievi che circondano il piano, dove le condizioni climatiche sono più miti; abbassandosi di quota il faggio si associa all’abete bianco (Abies alba) e all’abete rosso (Picea excelsa), formando un bosco misto che in marzo viene pervaso dall’intenso profumo del fior di stecco (Daphne mezereum), piccolo arbusto dai fiori vivacemente colorati. Più in basso, in prossimità delle depressioni centrali, vi sono invece boschi puri di abete rosso in gran parte di origine artificiale, nei quali la vegetazione del sottobosco ha un aspetto più povero.

3. La fauna

Il Cansiglio, area dalla quale la caccia è bandita da tempo, offre rifugio a molte specie animali. I mammiferi più facili da avvistare, soprattutto all’imbrunire, sono il capriolo (Capreolus capreolus) ed il cervo (Cervus elaphus), presente in foresta in buon numero.

Questi erbivori, assieme al daino (Dama dama) introdotto in passato dall’uomo, sono in continua espansione per la mancanza di predatori naturali, anche se negli ultimi anni sono state segnalate la presenza della lince (Felis lynx) e le saltuarie incursioni in foresta da parte dell’orso bruno (Ursus arctos).

Vivono qui anche molti mustelidi, animali dalle abitudini crepuscolari e notturne, come la martora e la faina (Martes martes, M. foina), il tasso (Meles meles) e la donnola (Mustela nivalis), il carnivoro più piccolo esistente sull’intero territorio nazionale.

4. La geologia

Le rocce del Cansiglio sono in prevalenza sedimentarie: di origine marina si sono formate nel periodo Cretacico per l’accumularsi di resti organici di animali e vegetali marini (coralli, madrepore, molluschi, alghe). Dopo l’emersione dal mar degli strati rocciosi e la flessione della zona centrale dell’altopiano, questo venne esposto all’azione degli agenti atmosferici dando inizio al fenomeno del carsismo, che attualmente caratterizza l’intero paesaggio e l’ambiente sotterraneo.

Le acque meteoriche hanno infatti un’azione erosiva e corrosiva sulle rocce di natura calcarea, specialmente se fessurate, e favoriscono la formazione di conche più o meno estese; talvolta piccole depressioni del terreno tipiche dell’ambiente carsico, le doline, vengono intasate da detriti e da materiale argilloso che le rendono impermeabili, originando ristagni d’acqua permanente detti localmente lame.

Questi piccoli specchi d’acqua sono stati per secoli le uniche fonti idriche disponibili sia per gli uomini che per gli animali, dato che il carsismo non consente lo sviluppo di un’idrografia superficiale: tutta l’acqua percola nel sottosuolo per riaffiorare ai piedi dell’altopiano dove va ad alimentare numerose risorgive.